La terapia cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale si è diffusa in Italia a partire dagli anni Settanta ed è in continua evoluzione poiché segue il progredire della scienza psicologica, della scienza cognitiva e delle neuroscienze.
Applica tecniche specifiche finalizzate a modificare il comportamento attuale del paziente, tecniche la cui efficacia viene sempre più spesso validata da studi empirici
L’orientamento
L’orientamento cognitivo comportamentale infatti, considerato più rapido (e quindi più economico) si fonda sull’idea che il problema, o il sintomo, si possa gestire o eliminare nel presente senza necessariamente indagare in maniera troppo approfondita le cause e la genesi nella storia del soggetto.
Il focus
Il focus è sul “qui ed ora” del funzionamento cognitivo e comportamentale del soggetto (rispetto la ricostruzione storica del passato in psicoanalisi). La terapia cognitivo comportamentale tende a modificare schemi e abitudini, appunto, cognitivi o comportamentali (pensieri, emozioni, comportamenti) attraverso varie tecniche, promuovendo una partecipazione attiva del soggetto coinvolto nella cura. A seconda degli obiettivi che si pongono paziente e terapeuta, è comunque possibile integrare maggiormente anche la rilevanza delle esperienze passate. Si andrà infatti ad indagare come e quando gli schemi cognitivi, relazionali e comportamentali sono stati appresi e come si sono rafforzati con il trascorrere del tempo.
L’attenzione
L’attenzione è sulla comprensione del modo in cui il paziente percepisce il mondo, più che gli eventi specifici che accadono.
In termini estremamente sintetici, potremmo affermare che la terapia cognitivo comportamentale è un approccio mirato a risolvere in un tempo più breve una specifica sintomatologia psicologica. Il processo utilizza la ristrutturazione di schemi cognitivi (pensieri) e di azione (comportamenti) che si sono consolidati nel tempo.
L’approccio
L’approccio cognitivo comportamentale si può integrare anche con la meditazione, la mindfulness. Si cerca così di passare dal cercare di modificare pensieri ed emozioni disfunzionali al cercare di accoglierli senza giudizio. Dagli anni Novanta, l’accento si è spostato dal tentare di cambiare ad ogni costo e velocemente, ad un’accettazione della complessità della vita interiore e dell’inevitabilità di un certo grado di sofferenza psicologica.
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