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Il Cervello Mente: Una prospettiva neuroscientifica sulle alterazioni mentali

Il Cervello Mente: Una prospettiva neuroscientifica sulle alterazioni mentali

Come terapeuta, sono costantemente alla ricerca di un ponte tra la complessa esperienza soggettiva dei miei pazienti e le basi biologiche che sottostanno al loro funzionamento mentale. “La mente alterata” di Eric R. Kandel, vincitore del premio Nobel per la medicina nel 2000 e pioniere delle moderne neuroscienze, rappresenta una bussola preziosa in questo viaggio. L’opera si immerge in una delle questioni più profonde: come la nostra mente emerga dalla materia fisica del cervello.

Il sottotitolo stesso del libro, “Cosa dicono di noi le anomalie del cervello”, è una dichiarazione d’intenti chiara. Kandel ci guida alla scoperta di come lo studio dei disturbi cerebrali non solo possa orientare la ricerca di nuove terapie, ma anche promuovere un nuovo umanesimo, fondato sulla conferma della natura biologica della nostra individualità.

Il cuore del funzionamento cerebrale e le sue alterazioni

Al centro delle indagini di Kandel vi è il principio che i nostri 86 miliardi di neuroni comunicano tra loro attraverso connessioni estremamente precise. È proprio qui che risiede la chiave per comprendere le patologie mentali: se queste connessioni vengono interrotte o alterate, i processi cerebrali che danno origine alla nostra mente possono essere disturbati.

Questo porta a una vasta gamma di patologie e condizioni che impattano su pensiero, sentimento, comportamento, memoria e creatività.
Tra le patologie discusse da Kandel nel libro, le fonti evidenziano in particolare la depressione. Essa viene esplicitamente menzionata come una delle condizioni che possono derivare da tali alterazioni nelle connessioni cerebrali, così come schizofrenia, morbo di Parkinson o dipendenze sono disturbi legati alle anomalie cerebrali.

È affascinante notare come la psicoterapia stessa, secondo quanto emerge da una rassegna stampa del libro, venga ridefinita come strumento di intervento “biologico”, in grado di evidenziare i cambiamenti fisici che comporta nel cervello. Questo rafforza l’idea che la mente e il cervello siano intrinsecamente legati e che l’intervento psicologico possa avere un impatto tangibile sulla neurobiologia.

Il principio generale che i disturbi cerebrali fanno luce sul cervello e che lo studio delle anomalie può approfondire la nostra comprensione del funzionamento mentale è un approccio che, per logica, si estende a una vasta gamma di condizioni neurologiche e psichiatriche. Il focus di studio rimane sul meccanismo per cui le interruzioni o alterazioni delle connessioni neuronali portano a disturbi dei processi cerebrali.

Un nuovo umanesimo scientifico

In conclusione, “La mente alterata” non è solo un’esplorazione delle disfunzioni cerebrali, ma un invito a riconsiderare la nostra comprensione della natura umana attraverso la lente delle neuroscienze. Comprendere la base biologica della nostra individualità e delle anomalie che possono colpire il cervello è fondamentale per la ricerca di nuove terapie e per la formulazione di una teoria unificata della mente. Per il lavoro psicoterapeutico, gli studi scientifici, rafforzano l’importanza di un approccio integrato, dove la comprensione del “biologico” arricchisce e informa profondamente la pratica terapeutica.

Attraverso il dialogo, l’esplorazione emotiva e l’apprendimento di nuove strategie, la terapia comporta cambiamenti fisici misurabili nel cervello. Questo significa che una psicoterapia non è solo un processo di comprensione intellettuale o emotiva, ma un’esperienza che può rimodellare le connessioni neuronali, rafforzando quelle adattive e indebolendo quelle disfunzionali.

Comprendere come il cervello “mente” – ovvero, come si alteri – è il primo passo per aiutarlo a ritrovare il suo equilibrio, e per noi, come professionisti e come società, di promuovere un nuovo umanesimo, basato sulla scienza.

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