Assertività: imparare a dire di no!

Assertività: imparare a dire di no!
Dire NO e i limiti sani per il benessere personale e professionale.
Imparare a dire no è una delle abilità psicologiche più importanti per il benessere emotivo, ma anche una delle più difficili da padroneggiare. Spesso ci si trova a dire sì a richieste che non fanno sentire a proprio agio, per paura di deludere gli altri, per senso di colpa o per il desiderio di essere apprezzati. Tuttavia, non stabilire dei confini chiari con gli altri nelle nostre vite può portare a sentirci sopraffatti, e privi di energia.
Da qui l’importanza di imparare a dire no stabilendo limiti sani, a favore dei propri bisogni personali ed emotivi, sia nelle relazioni che nel contesto lavorativo.
Questa capacità viene spesso fraintesa dalle persone con l’idea di fabbricare mura o rompere i ponti; come se ci si potesse muovere solo tra i poli dell’essere completamente disponibili nei confronti degli altri oppure del chiudersi del tutto (Sellin, 2014).
Ciò che invece è possibile e auspicabile è esplorare le diverse possibilità che esistono tra i due estremi: stabilire i propri confini in modo corretto significa infatti trovare il giusto equilibrio tra intimità e distanza in ogni situazione e quindi riuscire a stare con gli altri senza dimenticare sé stessi, e a rimanere in contatto con il prossimo senza perdere la propria autonomia.
Limiti e confini chiari permettono comunicazione e amicizia, garantiscono rapporti sociali stabili e armonici, consentono di avere cura della propria salute mentale.
Di frequente non ci si rende conto di quanto contribuiamo a far sì che l’altro superi certi limiti, per esempio inviandogli segnali poco chiari durante la comunicazione. Contemporaneamente, capita che ignoriamo anche la nostra tendenza a superare i confini altrui, dovuta al fatto di non aver mai imparato a percepirli.
Ma i limiti che più spesso tendiamo a superare sono in realtà quelli nei confronti di noi stessi.
Mettendoci, infatti, spesso sotto pressione rischiamo di ottenere sempre meno e, oltre all’insoddisfazione, possono anche emergere quei sintomi che ci segnalano che ci siamo spinti troppo oltre.
A circa due anni, i bambini attraversano una fase di sviluppo emotivo e psicologico durante la quale iniziano a sperimentare la loro indipendenza e a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé. In questo periodo, il “NO” si presenta in modo ricorrente e viene pronunciato spesso con gusto.
Questo comportamento non è un segno di disobbedienza, ma una manifestazione naturale del desiderio del bambino di affermarsi e saggiare i limiti. Dire no è un modo per esercitare il proprio controllo, sperimentando quanto il proprio volere abbia un potere d’azione.
Sebbene possa risultare frustrante per i genitori, questa fase è decisiva per lo sviluppo della personalità del bambino, che sta imparando a distinguere tra sé stesso e gli altri, tra ciò che vuole e ciò che gli viene imposto.
Il sì e il no esistono per permetterci di esprimere cosa vogliamo veramente, quali sono le nostre preferenze, quello che vogliamo fare e quello che non vogliamo fare.
Eppure spesso diciamo sì o no per la ragione sbagliata che di solito può essere la paura: paura di una nuova esperienza, paura di ferire i sentimenti altrui, paura che qualcuno non ci accetti più, paura di quello che gli altri potrebbero pensare di noi.
Inoltre, spesso si cresce con l’idea che dire di no sia un atto di egoismo o che possa compromettere le relazioni. La cultura sociale inoltre, spesso premia chi è sempre disponibile, in particolare sul lavoro, ma questo atteggiamento può portare a un sovraccarico di impegni e a un esaurimento emotivo. Più nello specifico, l’incapacità di dire no può essere legata a diversi fattori psicologici: paura del rifiuto o del conflitto: temiamo di sembrare poco gentili e provocare una rottura dei legami;
Bassa autostima: spesso temiamo che gli altri ci giudichino negativamente o ci escludano se non soddisfiamo le loro richieste; senso di colpa: dire di no può farci sentire come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato.
Queste convinzioni, spessissimo possono impedire di stabilire limiti sani e compromettere il nostro benessere psicologico e relazionale, ancora di più se sono sperimentate nell’ambito familiare.
Come mai è tanto difficile?
Capita di sentirci assolutamente incapaci di dire di no, pur sapendo che il sì svuota le nostre risorse fino al limite o oltre. Ci si sente in colpa se si fa qualcosa per sé o si hanno progetti propri. Possiamo essere talmente abituati a mettere da parte noi stesse a favore delle esigenze altrui che cedere diventa un automatismo. Alcuni di noi sono sempre pronti ad accontentare gli altri a proprie spese perché sono convinti che è ciò che definisce una “brava persona”.
Spesso, si vive l’idea che nutrire sé stessi sia vile e troppo autocentrato.
Questo comportamento può creare un enorme malessere dal momento che non si è consapevoli che si stanno sacrificando le proprie risorse in virtù dell’idea disfunzionale di dover essere riconosciuti come buoni. Ci si può consumare così tanto da trovarsi confusi e incapaci di recuperare il bandolo di sé stessi nella matassa. Ciò è fortissimo nei legami familiari e di coppia che non contemplano lo spazio all’individualità.
Imparare a dire di no non significa essere indifferenti, al contrario, rappresenta un gesto protettivo nei confronti di sè stessi che può migliorare la qualità delle nostre relazioni e la nostra produttività.
NO ci permette di proteggere il nostro tempo, le nostre energie e le nostre volontà.
NO migliora le nostre relazioni portandoci a percepirsi come persone assertive, in grado di comunicare chiaramente le proprie esigenze.
NO aumenta la nostra produttività e la qualità del nostro lavoro. Infatti, l’essere assertivi su compiti o richieste che non sono in linea con i nostri obiettivi o valori, permette di concentrarci su ciò che è veramente importante, migliorando oltre alla qualità del nostro lavoro, anche la nostra soddisfazione personale.
No aiuta la nostra autorealizzazione consentendoci di puntare una luce sulle nostre priorità e orientarci verso la nostra crescita personale.
In generale, però, imparare a dire no è un processo che richiede pratica e consapevolezza.
Chiarire quali sono le nostre priorità, i nostri obiettivi professionali e personali, rende più facile comprendere quando una richiesta non si allinea con le nostre esigenze.
Comunicare assertivamente non significa essere scortesi, ma comunicare in modo chiaro, definito e senza malintesi (“Mi piacerebbe aiutarti, ma in questo momento non posso”, “purtroppo non ho il tempo necessario per dedicarmi a questo progetto”, “ho bisogno di concentrarmi su altre priorità in questo periodo”).
Spesso il no, ci fa sentire obbligati a spiegare in dettaglio il motivo. Una risposta breve è sufficiente per far capire che non possiamo soddisfare una richiesta senza entrare troppo nel dettaglio.
Nel contesto professionale, imparare a dire no è fondamentale per evitare il burnout e mantenere un buon equilibrio tra vita privata e professionale. È importante allora saper gestire le richieste di lavoro extra ed evitare di mostrarsi sempre disponibili.
Il NO alle richieste sociali, inoltre, può essere davvero sfidante ma anche in questi contesti è importante per evitare di sovraccaricarci di impegni che non desideriamo veramente.
Un ostacolo comune nell’imparare a dire di no è il senso di colpa. Ci si può sentire impauriti nell’esprimere rifiuto ad una richiesta per timore di ferire o deludere. Tuttavia, è importante ricordare che mettere dei limiti è una parte essenziale del rispetto per sé, infatti se noi stessi non rispettiamo i nostri bisogni, non lo faranno neanche gli altri.
È fondamentale ricordare che il proprio benessere ha la priorità e il non stabilire dei limiti, ci fa correre il rischio di esaurirci, non avendo più risorse disponibili, né per sé né per gli altri. È necessario imparare a difendersi dall’idea che dire no significa non essere disponibili. Si rimane gentili e comprensivi anche quando si rifiuta una richiesta e questo non diminuisce il nostro valore come persone.
È chiaro che definire certi limiti nelle proprie relazioni, può essere realizzato in modi differenti, ad esempio l’uso di un linguaggio duro o di una risposta secca può contribuire a creare una situazione di stress nella relazione. Aumentare la consapevolezza delle nostre emozioni, parole e azioni ci permette però di leggere adeguatamente le situazioni e di affrontarle con un modo comunicativo efficace.
In questo caso, è bene saper esplorare ciò che sentiamo, senza giudicare le nostre emozioni come “buone o cattive”. Kabat-Zinn, sostiene che quando si riconoscono le emozioni nel momento in cui si vivono e ci si ricorda che sperimentarle va bene, è possibile cominciare ad esplorare modi nuovi per averne rispetto, fermo restando come sia già un modo nuovo averne consapevolezza. Le difficoltà sorgono quando ci rendiamo passivi e le squalifichiamo, o quando diventiamo aggressivi, o le gonfiamo reagendo in maniera eccessiva. Essere assertivi significa allora riconoscere quello che si sta provando e saperlo comunicare in maniera tale da preservare la propria integrità senza minacciare l’integrità altrui.
Assecondare l’altro anche quando non vorremmo agire in un dato modo ci fa provare un senso di scoramento e di insoddisfazione, oltre che emozioni di rabbia verso chi ci ha messo nella condizione di dover fare. Anche in questo caso, occorre tenere presente che è pur sempre un nostro diritto rifiutare pur rispettando il diritto degli altri di chiedere, (Pedrotti, 2008).
È importante sapersi dare il permesso di avere idee e bisogni propri quando questi, non necessariamente, coincidono con quelle degli altri.
Raggiungere un equilibrio tra i sì e i no che esprimiamo non è un’impresa semplice.
Le paure dietro questa difficoltà, nelle loro più svariate forme, ci possono negare l’energia necessaria per le cose che realmente vorremmo fare, oppure, togliere colore a ciò che abbiamo deciso di fare nell’impeto di far valere noi stessi.
Spesso ci troviamo dunque ad accondiscendere alla ripetizione di vecchi schemi e lo facciamo automaticamente, salvo poi pentircene.
Ecco allora che, praticare il prendersi cura di noi, non è un atto egoistico ma un gesto di partecipazione verso di sé, in cui aver chiare le proprie priorità, ci orienta verso la cura di un altro elemento: il tempo. Capita spesso, infatti, di considerare il tempo come una riserva illimitata e ci volgiamo ad esso come se potessimo usarlo sempre senza considerarne il valore, ecco che allora la questione del tempo e del come lo usiamo, può fare la differenza rispetto alla possibilità di scegliere fra un SI e un NO.
Imparare a dire no e quindi stabilire limiti chiari in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alle relazioni personali, è un’abilità essenziale per mantenere salute e benessere.
È possibile arrivare a comprendere profondamente che dire no non è un atto di viltà, come a volte si pensa, ma un atto di rispetto per sè stessi e per gli altri il quale permette di costruire relazioni più autentiche. Allo stesso modo, si può imparare anche che, dicendo NO si sta dicendo SI a un altro aspetto della propria vita, portando maggiore autenticità nelle nostre relazioni e soddisfazione nella vita quotidiana.
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