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Adolescenza: una fase complicata e decisiva

Adolescenza: una fase complicata e decisiva

L’adolescenza è una fase difficile e travolgente del ciclo di vita. Uno dei momenti della nostra evoluzione, che contribuisce alla costruzione della nostra personalità adulta.
L’adolescenza viene spesso identificata come il “periodo di frizione” dei giovani nei confronti dei propri genitori, spesso visti come ostacoli alla propria crescita.

Pianti, urla, camere disordinate e disobbedienza, primi innamoramenti che spesso non lasciano spazio ad altri pensieri, ma anche un cambio repentino del rendimento scolastico, oppure un improvviso mutismo della durata più o meno variabile, sono dinamiche che possono investire fortemente i ragazzi che si affacciano al cambiamento. Può essere un passaggio difficile, spesso angosciante, una tempesta emotiva che pone in sfida chi sta intorno.

È il momento del ciclo di vita in cui un individuo cerca di diventare ciò che è e per farlo deve affrontare una rottura con il mondo dell’infanzia, deve attraversare una crisi evolutiva ovvero un passaggio di crescita.

L’adolescente

L’adolescente è come un acrobata che passa da un trapezio all’altro, che transita dall’età evolutiva all’età adulta. Egli subisce il fascino dell’infanzia ma si chiede “chi sono?” nei cambiamenti corporei che lo conducono ad un corpo sessuato. Fatica a gestire le spinte sessuali, cambia il funzionamento del cervello, inizia a strutturarsi il pensiero, fa domande, chiede ragione dei modelli che gli sono proposti.

Manifesta reazioni emotive estreme e, la turbolenza emotiva, si alterna a momenti accidiosi.

Si tratta di un tempo di preparazione alla vita che ha molto bisogno di sostegno.

Le neuroscienze ci dicono che accade un’importantissima trasformazione: la parte cerebrale che appartiene al sistema limbico diventa molto potente e il cervello è affamato di sensazioni intense, di eccitazioni intense, è desideroso di sperimentare piacere e gratificazione immediata. È una zona ad altissima velocità.

La parte cerebrale che pensa, il cervello cognitivo che costruisce la dimensione del significato, che sa costruire le conseguenze di ciò che si decide di fare, è una parte che, invece, rimane profondamente immatura. È una zona che procede la sua evoluzione molto più lentamente.

In un adolescente, a livello intrapsichico, c’è quindi una parte accelerata che lo porta a fare tutto, mentre la parte cognitiva, che dovrebbe tenere sotto controllo quella accelerata, è ancora immatura, non sa ancora dare istruzioni e informazioni per costruire significati nel proprio mondo interno.

Non è solo il cervello a cambiare durante l’adolescenza. La trasformazione del corpo ha un ruolo predominante, può stupire e allo stesso tempo esaltare il giovane. Si accendono i primi desideri sessuali, i primi turbamenti, le crisi. I cambiamenti e le evoluzioni che affiorano durante questo periodo di crescita travolgono i ragazzi e le ragazze come una vera e propria bufera, spesso tanto turbinosa da generare conflitti importanti non solo con i genitori, ma anche con il mondo esterno.

Inoltre, i moderni adolescenti, sono stati bambini molto competenti, ma tale precoce attitudine prestazionale, non ha contribuito alla maturazione delle fondamenta emotive. In molti casi, il conflitto tra “ciò che sono” e “ciò che dovrei essere”, provoca un senso di inadeguatezza e timore del possibile fallimento. In questo modo, l’analfabetizzazione emotiva può contribuire a far emergere malesseri di varie sfumature.

Matteo Lancini parla di “età tradita” perché abbiamo cresciuto dei bambini a cui abbiamo dato apparentemente tutto, come potere, illusione dell’adultizzazione, proponendo loro di inserirsi in grandi esperienze.

Si tratta in genere, di fasi transitorie, comunque da accogliere perché possano trovare una loro risoluzione.

La tematica dell’adolescenza

La tematica dell’adolescenza, ci fa puntare una luce su un altro importante tema: il senso del limite.
Spesso si pensa ad esso come a qualcosa di deficitario, ma limite significa anche soglia, porto, scambio, “delimite”, ovvero qualcosa che ci interfaccia con l’esterno.
La “prima regola” in preadolescenza e adolescenza è quella di uscire dal copione del bambino obbediente per entrare nel copione dell’autonomia.

In prima infanzia un bambino cerca di essere “un bravo bambino”, ma se ci rivolgiamo ad un adolescente in questi termini, egli si sentirà in allarme, sentirà di essere “un bambino obbediente”.
Ma questa autonomia che l’adolescente si trova a dover gestire, deve essere negoziata con il mondo degli adulti i quali devono avere un progetto chiaro dello spazio entro cui, ragazzi e ragazze, si allontanano dalla loro zona di confort, che comprende anche i genitori, per fare ingresso in territori inediti.

Questi sono i terreni in cui necessariamente ci devono essere adulti che si appassionano ai loro bisogni di crescita e che, propongono esperienze differenti rispetto a quelle familiari. Qui si pone il ruolo fondamentale di quella che Alberto Pellai definisce “la comunità educante”.

In questa rete i ragazzi possono sentire che stanno conquistando un loro spazio di azione ma entro il limite che gli adulti hanno messo loro a disposizione. In questo modo, ragazzi e ragazze, hanno la possibilità di scoprire nuove parti di sé, più svincolate da uno script familiare, iniziando ad apparire nuovi a loro stessi, sperimentando, trasgredendo.

Frequentemente la loro trasgressione fa impazzire gli adulti: disordine, igiene personale talvolta trascurata, spasmodico gioco online. Chiaramente questi temi diventano campi di battaglia ma gli adulti devono saper stabilire il limite al disordine, il limite a una igiene frettolosa, il limite al gioco online ad esempio. Qui spesso il genitore inizia a non avere più una chiara comprensione del proprio ruolo, ma è importante saper tollerare l’esperienza del tiro alla fune con i propri figli e saper porre un confine quando è reale il rischio che il ragazzo non sia in grado di gestire la complessità dei contesti.

Cosa accade quando i ragazzi devono confrontarsi con limiti e confini per loro difficili da pensare? Tutta la tensione al fare e sperimentare va indirizzata verso un canale funzionale ai bisogni di crescita, senza temere di mortificare le loro decisioni e le loro posizioni, ma mettendo bene a fuoco cosa sia utile in quel determinato momento.

Il lavoro degli adulti diventa quello di alfabetizzare i ragazzi sul senso di un limite che, da soli, non sono in grado di darsi. Un figlio di fronte ad un confine, chiaramente si ribella ma il genitore deve mettere in conto questa reazione proprio perché si tratta di un’epoca del ciclo di vita turbolenta su tanti piani e deve essere in grado di assorbire l’onda di ribellione collocandola in un raggio di azione pensato.

È di inestimabile valore la capacità di creare una mente comune, una rete di alleanze fra adulti per affrontare le sfide evolutive dei ragazzi, in particolare dentro ai nuovi contesti in cui esse si dipanano.

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